ROCCO SCOTELLARO (1923 –1953)

POGGIA SETTEMBRINA

LA TERRA MI TIENE

IO MI SENTO L’AUTUNNO

…ALTRE POESIE

Rocco Scotellaro, nato a Tricarico nel 1923, è morto a Portici nel 1953. Non si distaccò mai dal suo paese natale; infatti, le sue poesie descrivono la cultura della civiltà contadina del suo paese.

Tre sono state le stagioni di Rocco Scotellaro. La prima, la tormentata crescita della giovinezza. Tra i diciassette e i ventitré anni, in tempi particolarmente difficili, tra il 1940 e il 1945, egli ha vissuto – e ne ha portato in seguito la durevole impronta – nelle ristrettezze della miseria, della chiusa vita di paese, dei collegi di frati, dei saltuari contatti di studente con città particolarmente squallide e disordinate. La seconda, la sofferta presa di coscienza di sé, della sua terra, del paese, della gente. Tra i ventitré e ventisette anni, a Tricarico in provincia di Matera, egli è stato ogni giorno impegnato, dal 1946 al 1950, come dirigente politico e come sindaco, nelle lotte dei contadini, nel momento più alto e disperato della loro ascesa politica e civile, provando un intenso bisogno di solitudine per crescere e maturare ed insieme il dovere e il gusto della lotta e il peso, sproporzionato alle sue forze, che questo gli imponeva. La terza, l’asciutta ed amara esperienza dell’inevitabile sconfitta, del distacco dalla sua gente, del nuovo rapporto con il mondo grande e complesso. Tra il 1950 e il 1953 – gli ultimi anni – egli di queste inevitabili esperienze acquistò virile, articolata coscienza, dominata dal contraddittorio rapporto "amore – disamore " e insieme da un oscuro presagio di morte per sé e per il mondo del quale era vissuto. Scotellaro partiva da un’ideologia con impostazione socialista che, mediata coi bisogni del mondo contadino e bracciantile, sfociava in umanitarismo popolare, assumendo forme d’estrema disponibilità amicale. La fiducia negli altri lo spinse ad essere accanto ai braccianti durante l’occupazione delle terre, negli anni agiati della riforma agraria. Assunse la carica di sindaco a Tricarico e questa, se da una parte gli arrecò simpatie carismatiche, dall’altra gli procurò l’ingiusta accusa di peculato formulata da avversari politici e che lo portò a soffrire il carcere. Ma oltre all’impegno politico vi era quello per la letteratura, che rinsaldava il complesso rapporto con la sua gente. Attraverso la lirica di Scotellaro, la civiltà contadina chiede il proprio riconoscimento etico ed artistico. L’opera più significativa di Scotellaro è "Contadini del Sud" (1954), che traduce in concreto la vocazione dell’autore ad approntare inchieste di severo taglio sociologico, e inoltre, in questo scritto rende immortali alcuni grandi personaggi della storia di Grassano e Tricarico come Michele Mulieri.