VITANGELO
Vitangelo, organista della Chiesa Madre, era di giusta statura, tarchiato, con un paio di baffetti alla Charlot e con un paio di lenti affumicate che gli coprivano gli occhi ciechi . Quest’uomo, d’età piuttosto avanzata, da giovane aveva studiato musica in un istituto per non vedenti. Era così bravo negli arrangiamenti che, durante la celebrazione della messa cantata, sotto le sue mani , ad un leggero tocco della tastiera dell’organo, le note delle fughe di Bach venivano trasformate in ballabili, tra la gioia dei presenti e lo stupore del celebrante. Per la sua bravura e per la grande competenza in campo musicale, veniva chiamato, con somma soddisfazione e piacere, "u prufussor". Era solito fare delle lunghe passeggiate e, anche se fornito di bastone, conosceva benissimo, pur non facendosi accompagnare da alcuno, le strade del paese, e aveva così sviluppato il senso dell’orientamento che, come un pipistrello, riusciva a scansare qualsiasi ostacolo che veniva a trovarsi davanti a lui. Parlava sempre in italiano, e, solo quando voleva dar risalto ad alcune espressioni, intercalava, nei suoi discorsi, vocaboli dialettali, specie quelli "pepati". Le persone, nell’incontrarlo, lo salutavano e lui, riconoscendole dal timbro di voce, rispondeva al saluto, chiamandole con il loro nome. Al rientro in casa, dopo la passeggiata, controllava l’orario del suo orologio da tasca, sfiorando le lancette con le dita della mano destra e, giunto vicino alla scalinata del caffè Brandi, attualmente Bar del Dollaro, prima di poggiare il piede sul primo gradino, protendeva il bastone che, come un radar, gli indicava l’inizio della ripida salita. Viveva da solo, essendogli morta la moglie dopo alcuni anni di matrimonio, e faceva tutto da sé, come una persona normale: cucinava, lavava gli indumenti, ma non spesso, rammendava e studiava la musica con il sistema Braille. Godeva fama di "rattoso" e gli piaceva, nella calca, fare la " mano morta".
Accadde, un giorno, che un " venditore della fortuna", passò nei pressi della casa di Vitangelo, e , quest’ultimo, non appena sentì la voce del venditore, uscì di casa e acquistò "a furtunell" (l’oroscopo), che si fece leggere da un giovane che si trovava accanto.
Mentre stava ascoltando la lettura dell’oroscopo predetto sul biglietto, udendo che, in campo sentimentale, non v’era nulla di buono se ne uscì con quest' eslamazione: "E’ un venditore di frottole!". Al che, gli fu risposto:
" Che pretende, signore, alla sua età ?!".
E il povero Vitangelo, senza proferir parola, rientrò nella sua modesta abitazione.
Era una presenza abituale nel nostro centro. Per lo più d’origine abruzzese o ciociaro, girava, accompagnato dal suono dello zufolo, cilindretto cavo dotato di fori, dal registro acuto, o della ciaramella, uno strumento aerofono ad ancia doppia e canneggio conico e, più raramente, da quello dell’organetto.
Era il dispensiere della fortuna. Aveva una gabbia in mano, in esso erano contenuti i bigliettini di vario colore sui quali era scritto l’oroscopo di tutti.
Intonava, girando per le strade, le note di alcune canzoni, e si annunciava da sé gridando "A furtunell, compratv a frtun !".
Dopo aver fatto raccogliere le persone attorno a sé, invitava, con un cenno o una parola, il pappagallo a prendere il biglietto dal giusto scomparto (ce n’erano quattro: per giovanotti, per signorine, per uomini e per donne) per darlo agli acquirenti. I più numerosi a richiedere la "furtunell" erano i ragazzi e le ragazze, desiderosi di conoscere la loro fortuna in amore.