ARIOSO DAVANTI ALLA SERRA DI TRICARICO
Nacque a Grassano il primo settembre 1901 da Innocenzo e Angela Emilia Garaguso nella casa posta in Via Regina Margherita, ove il padre si era trasferito con tutta la famiglia per esercitare la professione davvocato in pretura. Qui conobbe Giuseppe Bronzini e Michele Armento, con i quali ebbe, da giovane, buoni rapporti damicizia. In qualità di convittore, frequentò il Regio Liceo ginnasio di Potenza, presso cui conseguì la maturità classica con ottima votazione. Contrariamente alle sue naturali inclinazioni, fu avviato dal padre, un gran conoscitore del diritto romano, agli studi giuridici, iscrivendosi presso lUniversità di Napoli dove si distinse per capacità intellettive e per impegno negli studi. Non tralasciò, nello stesso tempo, di arricchire la sua mente e allargare il suo orizzonte culturale con la lettura di tasti classici, verso cui era particolarmente incline. Conseguita la laurea in giurisprudenza, intraprese, per volere del padre, la carriera militare, ricoprendo il grado dUfficiale dellAviazione. Non svolse, però, quasi mai tale mansione, in quanto la sua apprezzata preparazione letteraria gli consentì di essere nominato Direttore della Biblioteca presso il Ministero dellAeronautica.
A Roma rafforzò i rapporti con lArmamento che si era trasferito nella Capitale per frequentare la scuola dellarchitetto Brasini, e strinse amicizia con Remo Monteleoni, con Giuseppe Montesano, con Fegis e Alessandrini. Negli anni 20 e 30 i suoi versi e i suoi saggi critici apparvero sulle più conosciute riviste culturali italiane, delle quali ricordiamo La Rassegna Nazionale, la Rivista di Cultura, Il Giornale di critica, Le fonti, Il Compendio, Il lavoro dItalia, Le parti e le smorfie, la Bibliografica, Le lettere, Fantasma, La Basilicata nel Mondo. Nel 1926 partecipò al Concorso Mondadori di Pavia con la raccolta di poesie Il Dio perduto, riscuotendo gli elogi da parte della Commissione esaminatrice. Sergio De Pilato scrisse di lui nel Giornale di Basilicata e Luciano Folgore si occupò della sua poesia nella Rassegna Nazionale di Firenze, che gli pubblicò Ombra. Nel 1927 videro la luce due sue importanti opere: il romanzo Il personaggio fatto di nulla, edito da Carabba e la Donna stupida (storie damori), stampata dallA.P.E. di Roma. Anche la Voce di Firenze sinteressò dei suoi scritti con la pubblicazione di non poche novelle. Successivamente si fece conoscere da un pubblico più vasto con il romanzo Luomo che mendicava lamore e il lavoro teatrale Il paradiso degli asceti, che fu dato dallo Stabile di Roma. La rivista La difesa di Poesia di Milano gli pubblicò Il morto, e La Lucerna dAncona, uno studio su Mario Venditti. Nella nuova antologia dei Poeti doggi, edita da Olindo Giacobbe, in vari volumi del Carabba, trovarono posto alcune sue poesie presentate da Adriano Tilgher. Altre liriche furono incluse in poeti del novecento, antologia pubblicata dalla Mondadori di Milano. Nel 1930 vinse il concorso novellistico della tribuna. Il Siggillino si fece conoscere non solo come poeta e prosatore, ma anche come giornalista e critico letterario polemico e vivace. Intenso lo scambio epistorale con eminenti personalità (da croce a Borgese da Flora a Tilgher, da Ada Negri a Sibilla Aleramo).
Di questo periodo sono anche le opere: il Sosia pubblicato nel 1933; La venere esotica, pubblicata nel 1936; Leredità del romanticismo; Fausto Maria Martini; Nessuno dei due; Spettacoli; Il futurismo italiano.
A Roma frequentò il salotto letterario "Gli amici della domenica", dove la scrittrice Maria Bellonci svolgeva attività danimatrice. Fu in questa casa, centro di vita culturale fin dal 1944, che nacque nel 1947 il premio Strega. Della sua produzione letteraria fanno altresì parte: Mussolini visto da me, Litalia era piccola, pubblicata nel 1965, lombra di Giovanni Pascoli, una rapsodia composta per la morte del presidente americano Kennedy e una lirica per la morte di papa Giovanni XXIII. Durante i mesi estivi, non tralasciava mai di venire a trascorrere serenamente a Grassano un breve periodo di riposo nella casa paterna.
Niccolò Siggillino morì a Roma il 16 Gennaio 1981. Le sue ossa riposano a Grassano, nella tomba di famiglia. Il suo amico Giuseppe Bronzini così definì nel 1927, sulla rivista mensile illustrata "La Basilicata nel mondo", la sua arte:
"Ha le spensierate e le baldanzose esuberanze della giovinezza. Una giovinezza inquieta e ardente, fatta dimpeti e dabbandoni. Quel che è soprattutto nellarte del Siggillino e ne costituisce anzi limpronta personale è la fresca e talora potente immediatezza espressione. Il più delle volte colori e immagini non sono per lui modi approssimativi e analogici di rappresentare il reale, ma dirette trasfigurazioni di questo, la realtà stessa trasportata per incanto nellatmosfera del lirismo puro. Sembra a volte che tra lui e il mondo non ci siano più ostacoli e veli, che egli sia tuttuno e vibri allunisono con la materia germinale della realtà." Scotellaro, invece, scriveva di lui:" Forse egli non scava quanto potrebbe ed invece descrive con chiarità dimmagine e con ardore, a volte dautentico futurista."
Arioso davanti alla serra di Tricarico
Sirio, rubino lacrimante, in gemma lantelucano;
il prato splende di rugiada;
fiati di zolle cullano
cimieri di mentastri,
e gale di smeraldo
cangiano al vento
come una vasta seta.
Simpregna dalba il mausoleo del monte,
e daroma di miele ogni cosa mortale;
rabeschi di betulle
sarrossano in lattigini opaline;
in qua, tra fumidi lentischi,
risucchi di celeste ariosità
avvampano iridate.
Quali Arcangeli fluttuano
Sopra la tera floreale?
Nellumano pensiero,
la morte già diventa un carme.
Canzonetta damore alla terra
Marzo ritorna, o vecchia terra,
ed io ti sento colma di potenze.
Il millenario derma
Che avvolge i tuoi misteri
Si spacca al primo sole;
fumosi scheletri di pietra cercano,
tra immani arterie,
connubi con i pollini
al sorriso della luce
si svelano la sincronia degli atomi
le sorgenti e la grazia del tuo grembo.
I tuoi, materni,
nutrono i miei pensieri.