Arcangelo ILvento nacque a Grassano (Matera) il 14 novembre 1877. Da Andrea e Felicetta Lerosa, nella casa posta in via San Domenico. Dal padre valente medico, apprese il profondo senso umanitario e lo spirito di abnegazione, indispensabili nella vita e nel lavoro. Don Andrea si prodigò particolarmente nella cura della malaria dalla quale era, allora, colpita una buona parte della popolazione grassanese. Come appassionato d’agricoltura, inoltre, impiantò un’azienda agricola, negli appezzamenti di terreno presso contrada Procesa e contrada Manca, di cui era proprietario, interessandosi in prima persona della loro organizzazione e direzione. I pochi operai che lo aiutavano nel lavoro agricolo lo stimavano per la bontà d’animo, la cordialità e la generosità, doti peculiari della sua persona. La madre, casalinga, era di carattere mite e sereno, accudiva alle faccende domestiche, dedicandosi con cura e passione alla pulizia della casa e avendo molto a cuore l’educazione dei figli Arcangelo e Carmela, così come l’insegnamento religioso.
In quest’ambiente crebbe e si sviluppò il piccolo Arcangelo, assorbendo dal padre la passione per la medicina e dalla madre il senso profondo della religiosità e degli affetti familiari.
A sei anni cominciò a frequentare le scuole elementari a Grassano, distinguendosi dai suoi compagni per le ottime capacità intellettive.
All’età di 12 anni perdette il padre, e dovette affrontare serie difficoltà per continuare i suoi studi. Ultimate le scuole elementari, frequentò presso Cava dei Tirreni (Salerno) la scuola media, il ginnasio e il liceo, facendosi notare per serietà, impegno e intelligenza. La solitudine del luogo e la severità educativa delle scuole religiose benedettine agevolarono la concentrazione negli studi, conclusisi con ottimi risultati. Intraprese gli studi di medicina presso l’Università di Napoli ove fu allievo esemplare del grande prof. Cardarelli.
Le sue giornate erano interamente dedicate all’arricchimento della sua mente, particolare attenzione fu rivolta alle malattie contagiose, con particolare interesse al loro insorgere ed evolversi. A testimonianza delle molte ore dedicate allo studio, nella stanza della pensione che l’ospitò a Napoli, è rimasta una mattonella consumata dallo strofinio del piede. Pur essendo di famiglia agiata, considerando la difficile situazione familiare, successivamente alla morte del padre, per non gravare eccessivamente sul bilancio della famiglia, trascorreva sei mesi a Napoli e sei mesi a Grassano. Subito dopo aver conseguito la laurea con il massimo dei voti, all’età di 22 anni (1900) fu assunto per concorso come assistente nell’Ospedale degli Incurabili prima, poi in quello della Pace. Da questo momento la sua vita fu un susseguirsi d’alti riconoscimenti e apprezzamenti che si tradussero in attribuzioni di grandi e responsabili incarichi in campo sanitario. Nell’anno 1904 fu assistente volontario alla cattedra di batteriologia presso l’Università di Napoli; rinunziò al posto per entrare nella carriera della Sanità Pubblica; nello stesso anno vinse il concorso per medico di porto riuscendo primo; nel 1905 fu nominato per concorso medico di scorta. Dal gennaio 1906 al maggio 1911 fu medico direttore del servizio di sanità marittima in Palermo: in tale qualità disimpegnava le seguenti missioni speciali:
Nell’anno 1908 ottiene la docenza d’igiene pubblica nell’Università di Palermo. L’11 gennaio 1909 sposò a Tivoli la compaesana Nella Lotrionte, dalla quale ebbe tre figlie.
1910-1911: insegnamento d’igiene nella stessa.
1911: corsi per la preparazione di disinfettatori alla costa conto l’epidemia colerica.
Nel novembre 1911, in missione a Tripoli, disimpegnò i seguenti servizi:
Nel 1913 fu nominato per concorso di merito distinto medico provinciale.
Nel 1915-18 fu alla Direzione del Servizio antiepidemico presso il Comando superiore del Regio Esercito.
Dal 1919 al 1930 capo dei servizi sanitari della Croce Rossa Italiana.
Tale servizio comprende il primo apprestamento sanitario dell’Agro Pontino.
Nel 1930 capo dell’Ufficio d’Igiene di Roma. Lo stesso anno fu nominato vice direttore generale della Sanità Pubblica.
Nel 1935 fu assegnato quale capo di servizio sanitario nelle colonie.
Don Arcangelo, così com’era chiamato dalla gente, a Grassano trascorreva le vacanze estive unitamente ai familiari. Si impegnò per il miglioramento delle condizioni igienico sanitarie per prevenire e combattere la malaria e la tubercolosi nel nostro paese. Essendo però, molto impegnato nel lavoro e negli studi, trascorreva a Roma il resto dell’anno, dove strinse amicizia con illustri personaggi. Morì ad Anzio nel 1936.
Sostenne il concetto dell’incremento demografico quando era particolarmente avversato in Italia e fornì con un suo libro ed un suo articolo elementi che meritarono l’altissimo onore di essere consultati da Mussolini per il suo famoso discorso dell’Ascensione. Propose di persona al Duce l’assicurazione contro la tubercolosi. Contribuì a formularne la legge ed il regolamento, fu chiamato nel 1930 alla Sanità Pubblica per vigilarne l’applicazione. Condusse e sviluppò l’attrezzamento dei Consorzi antitubercolari al punto in cui sono ora.
SuCampagna della guerra libica; quattro campagne di guerra mondiale; croce di guerra.
Oltre un centinaio (senza ricordare i cinquecento e più articoli), di cui alcune tradotte in varie lingue.
Le più interessanti sono:
La figlia Maria lo ricorda così: