IL COSTUME DEL CETO POPOLARE

L’UOMO

RAGAZZI E RAGAZZE

CLASSE MEDIO – ALTA

Rosa GIACOIA, mia nonna (Antonio BONELLI) in pacchiana Il vestito tipico della donna grassanese è l’abito da "pacchiana". Esso si componeva di una lunga gonna colore scuro, in panno di lana, ampia, pieghettata e lunga fino alle caviglie, che restavano scoperte, lasciando vedere le calze bianche di cotone.

Priva di tasche, aveva un’unica apertura sulla destra che permetteva l’introduzione della mano, al fine di spostare, a piacimento, un sacchettino posticcio che scorreva attorno ad uno spago legato alla vita. In lui venivano riposti i soldi e la chiave del cassone. Un cuscinetto di forma cilindrica, imbottito e messo a semicerchio da un fianco all’altro, faceva da sostegno alla gonna, mentre un piccolo aggeggio di forma triangolare, "a pittighii", anch’essa ovattato, con l’estremità appuntita, che veniva a cadere sull’ombelico, serviva a reggere e a far salire verso l’alto il seno.

Dei cordoncini passanti per i fori d’un gilè "u curpett", sovrastante alla gonna, scorrendo, a croce, sopra a "pittigghii", servivano a tenere questa ben salda al corpo. Un piccolo grembiule "u sinal", di colore nero; messo sulla gonna, e una camicia bianca, molto ampia, con maniche vaporose, sulla quale veniva messo un fazzolettone bianco, appuntito dietro, i cui lembi, incrociati nella parte anteriore, andavano a finire nella gonna, arricchivano il vestito e completavano l’abbigliamento. Alcune donne usavano anche un copricapo "u pannilicchii", che dava loro un aspetto più maestoso e solenne. Era un fazzoletto di panno leggero, piegato ai quattro lati. Le calzature, di vacchetta, erano basse e di colore nero. A volte, come ornamento usavano lunghi orecchini "i pendendiff" e una lunga collana "u settpalm", alla cui estremità spiccava un grosso medaglione "u’mbirlocc".

Antonio BONELLI: Grassanese nel 1950, mia zia Giovanna BONELLI e la piccola a sinistra
Il vestito della pacchiana, cadde in disuso nell’Ottocento, quando le donne indossavano una sottana lunga fino all’altezza del malleolo, larga e spesso drappeggiata. Per coprire il capo e le spalle, la donna usava uno scialle pesante d’inverno, leggero e trasparente d’estate, di colore nero entrambi.

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L’UOMO

L’uomo indossava un abito di tessuto pesante e resistente, quasi sempre di velluto o di fustagno. Era formato da giacca, pantaloni e gilè. Per ripararsi dal freddo e dalla pioggia, usava un ampio mantello, che veniva arrotolato attorno al corpo e, per coprire il capo, un cappello di feltro dalla forma conica. Le scarpe, fatte su misura dal calzolaio, erano pesanti e robuste. Una doppia suola chiodata ne garantiva una più lunga durata e maggiore resistenza. Durante il periodo invernale, le gambe vestivano dei gambali di cuoio, separati dalle calzature e chiusi con fibbie poste ai lati.

RAGAZZE E RAGAZZI

I ragazzi indossavano pantaloni lunghi fino alla rotula, ma non molto ampi.











Le ragazze, invece, una vestina un po’ al di sopra del ginocchio, per consentire una maggiore libertà di movimento.




















IL COSTUME DELLA CLASSE MEDIA – ALTA





L’abbigliamento della classe media si distingueva per foggia e tessuto. L’uomo vestiva morbidi completi in lana pettinata. Le donne, invece, eleganti vestiti di lino o mezzalana. Per gli uomini, segno tipico di distinzione era l’orologio con catena sul panciotto e il cappello a larghe tese; per la donna, i guanti e la borsetta. I più facoltosi uomini usavano le ghette e il bastone con il pomo in argento, mentre le donne, il cappellino e la pelliccia di volpe attorno al collo.

Le calzature non erano di vacchetta, ma di pelle di capretto, e venivano acquistate nei negozi.











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