LA PRESENZA ROMANA A TRICARICO

A Tricarico, in località "Piano della Civita", esteso pianoro alto m. 930 sul livello del mare e che domina la media valle del fiume Basento, e' ubicato un insediamento fortificato noto fin dal secolo scorso per la sua cinta muraria e per un tempietto le cui strutture si elevavano per almeno un paio di me-tri sul piano di campagna. Negli anni trenta le strutture murarie emergenti sul terreno furono sot-toposte ad una sistematica espoliazione per i lavori di costruzione della vicina S.S. n.7 Appia; succes-sivamente quanto ancora rimaneva degli edifici an-tichi fu ricoperto da un accumulo di pietrame ammucchiato dai contadini per liberare le aree col-tivabili dai materiali lapidei che si rinvenivano fre-quentemente e che rendevano difficoltose le arature.

La località, sin dal momento della istituzione della Soprintendenza Archeologica della Basilicata, e' stata sempre oggetto dell'indagine topografica, grazie all'aiuto delle foto aeree, è stato individuato un sistema di tre cinte mu-rarie, la più esterna delle quali, seguendo i bordi scoscesi e ripidi del banco roccioso elevato sulle campagne circostanti, racchiude tutto il vasto pia-noro il cui profilo alti metrico degrada dolcemente da Est ad Ovest verso il Basento.

Nella parte più elevata del terrazzo, che nel-le foto aeree appare delimitata dalla cinta mura-ria più interna, nel 1973 e' stato liberato dalla fitta pietraia un tempietto di cui si sono rinvenuti due soli filari di blocchi, uno dei quali con cornice sagomata. Un'indagine di scavo condotta negli anni 1985-86 dalla Soprintendenza Archeologica della Basilicata e stata finalizzata da un lato alla deli-mitazione dell'abitato antico mettendo in luce la cinta muraria più esterna di cui si intravedeva-no tratti discontinui appena affioranti sotto una fitta boscaglia ed un continuo cumulo di pietre, e dall'altro alla esplorazione dell'area in cui sor-ge il tempietto.

Sono stati ripuliti dal pietrame, senza tutta-via procedere all'esplorazione completa, circa 200 m. della fortificazione che, confermando quanto rilevavano le foto aeree, circonda con un enor-me circuito ad andamento poligonale il pianoro della Civita sul lato Nord-Ovest. La struttura mu-raria presenta un paramento esterno pseudoiso-domo, a grandi blocchi parallelepipedi di dimen-sioni molto irregolari, spesso disposti a chiave, sistemati in filari orizzontali sovrapposti e sfal-sati tra loro per seguire il naturale pendio del ter-reno. Per raccordare i tratti orizzontali e colmare i dislivelli tra i filari, gli spigoli dei blocchi pre-sentano scanalature fatte in modo tale da permet-tere incastri a gradino e gli spazi risultanti vuoti dalla sovrapposizione dei blocchi di dimensioni disuguali sono stati accuratamente colmati con rinzeppature.

In un breve tratto si e' potuto riconoscere il paramento interno a grandi blocchi parallelepi-pedi simili a quelli del paramento esterno anche se meno accuratamente lavorati e l'emplecton, al-lo stato attuale delle ricerche, sembra costituito da un riempimento di pietre minute ed irregolari.

In un saggio stratigrafico effettuato in un bre-ve tratto del paramento esterno si è potuto verificare l'esistenza di 5 filari di blocchi, attualmente coperti da pietre e vegetazione, e di un euthynteria sporgente circa 10 cm. che poggia direttamente sul banco roccioso

L'esplorazione del terrazzo più elevato della Civita, particolarmente attesa per la presenza del sa-cello che è finora il secondo esempio in Basilicata di tempietto di tipo italico su podio dopo l'edificio di Grumentum, è partita nel 1985 da una fila di blocchi squadrati e paralleli all'edificio sacro, dei quali si individuava appena l'allineamento sul pia-no di campagna sotto un cumulo di pietre alto cir-ca m. 1.50, ed è continuata nel 1986.

Asportata la pietraia sormontata da un fitto bo-schetto, è stato messo in luce un edificio che ha subito suscitato un grande interesse per le sue dimensioni, per la sua struttura, per la sua ubi-cazione nel terrazzo più elevato della Civita.

La città di Piano della Civita, il cui momento più antico sembra finora databile allo scorcio del IV sec. a.C. o ai primi decenni del III a.c, si tro-va al centro di un comprensorio dove, nello stesso periodo in cui essa nasce e viene abitata, grandi cen-tri abitati fortificati e santuari vivono una fase di espansione e poi conoscono un lento e progressivo abbandono che si completa nel corso del III sec. a.C. È il caso delle vicine città fortificate di Croc-cia Cognato, Serra del Cedro, Serra di Vaglio e del grande santuario di Garaguso.

Nel territorio di Tricarico sono state individuate numerose ville le quali, nella maggior parte dei casi, presentano una continuità di vita che parten-do dal IV sec. a.C. in concomitanza con la fase di espansione dei centri fortificati si spinge fino al IV-V sec. d. C., superando lo spessore cronologico degli edifici pubblici di Piano della Civita la cui esisten-za termina nell'ambito del I sec. d.C. Tali inse-diamenti pur testimoniando con la loro durata la persistente vitalità della formula socio-economica basata sull'azienda agricola a conduzione familia-re, luogo di residenza del proprietario e di lavora-zione dei prodotti agricoli, nel contempo mostrano un tipo di popolamento numericamente intenso ed economicamente florido ma organizzato in micro-strutture produttive autonome.

L'insediamento di Civita ha avuto sul territorio circostante una funzione politico-amministrativa e lo stretto rapporto col Santuario di Rossano abbia in qualche modo valorizzato tale fun-zione: la vicinanza topografica, il collegamento as-sicurato da una comoda viabilità ancora percor-ribile, la presenza tra i materiali epigrafici di Rossano di tegole riportanti i bolli oschi CE KAd rinvenuti in grande quantità a Tricarico tra i crolli che segnano l'abbandono dell'area e di epi-grafi riportanti dediche che citano magistrati e strut-ture politiche coevi agli edifici di Civita, sono elementi che mettono in risalto in modo singolare l'insediamento di Tricarico. La sua funzione po-litico amministrativa costituisce una importante novità se si considera che alla fine del III sec. a. C. la Lucania devastata e ripetutamente saccheggiata dalle continue guerre che si sono svolte sul suo territo-rio quasi senza interruzione a partire dal 297-295 fino al 206 a. C. esprime un quadro in cui le so-le realtà urbane sono le colonie di Grumentum, Ve-nusia, Heraclea città federata e forse anche Metaponto.